naming, vetrine con la parlantina

shoptellers, vetrine con la parlantina

E poi un giorno io, copywriter freelance, e Marika Salerno, calligrafa e decoratrice, eravamo nel rione Monti di Roma, di fronte a una tazza fumante di tè e all’urgenza di trovare un modo nuovo per esprimere i nostri talenti, unendoli alla freschezza della nostra amicizia. Così, ci siamo inventate un servizio nuovo, rivolto ai negozianti, un mix originale di copywriting, calligrafia e allestimento vetrine.

L’idea c’era, ora ci serviva il nome giusto. Nel mio lavoro di copywriter freelance inventare un naming è una sfida quasi quotidiana. Eppure questa sfida ha messo a dura prova il mio mestiere. Sarà che quando si tratta di lavorare sulla propria identità è tutto più complesso, sarà che quello che volevamo offrire era un servizio davvero nuovo e multisfaccettato… Però, alla fine, dopo un luuungo lavoro di ispirazione e analisi eccolo:

shoptellers

ovvero ‘narratrici di negozio’ che è come dire che le nostre vetrine raccontano i  prodotti , trasformandole in una storia interessante per chi si trova a passare nei paraggi.

Il payoff, invece, è nato nella mia testa con facilità e ci ha subito trovate d’accordo :)

vetrine con la parlantina

Ci sembrava l’ideale per descrivere i nostri allestimenti vetrine e la loro specificità, quella frase pubblicitaria ad hoc, pensata per attrarre, coinvolgere e vendere.

Poi, è venuto il momento del logo e Marika ha tirato fuori il suo pennello da calligrafa. Il risultato è questo delizioso logo calligrafico, arricchito da un espressivo balloon, anche questo disegnato a mano, che vuole trasmettere a prima vista l’idea della comunicazione e l’importanza delle parole nel servizio che offriamo.

shoptellers-alessiaattanasio-marikasalerno

Il progetto Shoptellers al momento riposa in un cassetto ma chissà che un giorno non torni fuori dai nostri cilindri :)

Intatno, potete curiosare nella pagina facebook o sfogliare questa gallery.

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Isidore, storia di un naming

Ormai lo sapete, un naming anonimo non se lo ricorda nessuno. Un nome interessante, invece, è indimenticabile. O almeno non è simile a nessun altro. Racconta la specificità di un prodotto, i benefici che può portare nella vita di chi lo sceglie. E lo fa in modo accessibile, comprensibile a tutti, per non perdere neanche un’occasione di fare amicizia.

Vi racconto la storia di questo naming, nato qualche anno fa:
il cliente aveva bisogno di un naming per un servizio di internet corner wifi. Un naming semplice, che potesse poi essere declinato per i diversi contesti commerciali nei quali si attivava il servizio web. Il servizio in sè era semplice da identificare ma la vasta offerta del settore tecnologico informatica aveva di molto saturato le possibilità linguistiche. Qualsiasi formula pensassi, esisteva già. Oppure non esisteva come prodotto ma esisteva come dominio e quindi, allo stesso modo, non era utilizzabile.

Così, ho pensato a un nome proprio, un nome di persona, da associare a un personaggio creato ad hoc. In questo modo, avremmo potuto identificare in modo amichevole il servizio internet, attraverso un testimonial unico. Il nome però doveva avere un significato capace di esprimere le caratteristiche del prodotto. E ovviamente suonare bene all’orecchio.

Mumble mumble…

Ed ecco Isidore.

Semplice e calzante: Isidore, [ˈɪzɪdɔː(r)], si legge infatti come easy door, [ˈiːzɪ] [dɔː(r)] ovvero facile accesso.Il naming diventa quindi anche la promessa del servizio: una connessione senza problemi alla rete internet.


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Lactea, storia di un naming

Una lampada solare, di produzione italiana, dal design minimal e dall’aspetto elegante. Come nel caso dell’altro naming che vi ho brevemente raccontato, anche l’ideazione del naming per questo prodotto presentava diverse sfide. Le soluzioni linguistiche più stimolanti che mi venivano in mente – ad esempio carpe diem, che mi pareva adatto a trasmettere il messaggio di un prodotto che ‘cattura il giorno’, inteso come luce – erano già state pensate (e manco da un’azienda qualunque, ma da Lady Philips).

La ricerca creativa per questo naming si è subito focalizzata sulla ricerca di un aggettivo qualificativo, perchè mi sembrava importante appunto “qualificare” in modo unico ciò che la lampada offriva. Cercavo un nome dalla sonorità evocativa e dal significato calzante.

Finchè, dopo tanta ricerca, un’illuminazione (!):

lactea

Lactea è un aggettivo qualificativo della lingua latina che significa lattea. La scelta di impiegare una parola latina mi permetteva di radicare il prodotto nel contesto italiano, come ‘made in italy’ al 100%, presentandolo come frutto della cultura e della creatività italiana. Un elemento che sarebbe stato rilevato dal target individuato dall’azienda, sensibile alla qualità e alle soluzioni di design intelligenti.

Inoltre, il termine lattea fornisce un richiamo immediato alla Via Lattea, ovvero la galassia cui appartiene il nostro sistema solare, caratterizzata da una grande concentrazione luminosa di stelle, tra cui, appunto, il Sole. Questo riferimento è utile anche per richiamare subito alla mente immagini di luce e di natura, che contribuiscono a contestualizzare l’uso del prodotto.

In ultima analisi, Lactea offre anche un’indicazione del tipo di luce che diffonde il nostro prodotto, una luce candida e morbida, che si propaga nell’ambiente in modo avvolgente.

A corredo del naming, ho pensato a questo payoff, che rendeva il riferimento alla Via Lattea ancora più esplicito, aggiungendo l’ulteriore significato della via del sole come via alternativa, ovvero modalità nuova di produrre energia dal sole.

lactea, la via del sole.


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